Sai leggere? Dimostralo!

Sono felice del mio lavoro, speranzoso per il futuro ma anche preoccupato.

Non voglio farne un dramma, perché da pubblicitario e creativo per molti colleghi non sarebbe il modo corretto di presentarmi e mi direbbero che sbaglio, che andrebbe a mio svantaggio. Che la pubblicità deve sempre parlare un linguaggio positivo e mai dubitante, raccontare sempre del bicchiere mezzo pieno e non di quello mezzo vuoto.
Non sono d'accordo su questo, ed interpellarsi e interpellare la società del nostro tempo è - secondo me - un approccio maturo e professionale che ogni autore dovrebbe porsi e su cui bisognerebbe riflettere, per non scordarci di essere umani e che da soli non potremmo mai vivere.

Penso che oggi viviamo in una società dove la tecnica e l'intelligenza artificiale siano osannate più del contenuto. Del messaggio.
Una società nella quale abbiamo perso il senso della vitalità che dovrebbe pervadere le nostre anime ed il piacere e la consapevolezza di essere artefici. Non cerchiamo più i rapporti duraturi con i clienti, lo sviluppo di un pensiero comune e anche di principi.

Molti colleghi si affidano sempre più a logaritmi e a software che fanno quasi tutto al loro posto.
"Creano" - di questo sono convinti -  e si compiacciono circa la loro conoscenza nel saper dare un comando, senza avere una profonda e radicata conoscenza di un prodotto o di un argomento. 

Abbiamo smesso di studiare e di informarci su ciò che l'uomo progetta e realizza con le sue mani. Non siamo noi a partecipare alla sua valorizzazione, ma lasciamo che sia un computer a farlo. Un codice che "impara", servendoci in brevissimo tempo la portata da noi immaginata.
Ma non ci si chiede semmai, che se rimaniamo stupiti dell'operato della macchina, probabilmente non avevamo in testa alcun messaggio o immagine del "come" e "cosa" avremmo voluto dire. Non abbiamo neanche l'idea e probabilmente neanche mezza. Questo è imbarazzante.

Sono felice perché con i miei clienti stringo relazioni. Relazioni umane. Perché credono in me e nelle mie ispirazioni.
E questo per me è importante in una società in cui la preparazione tecnica è osannata più della creatività perché si finirebbe nel conformismo e nell'omologazione delle idee e del messaggio pubblicitario.

Mi piace sentirmi libero ed essere originale. Fare cose in modo diverso, negando che la pubblicità sia scienza o un equazione che porta a risultati certi. Per me la pubblicità è qualsiasi progetto che possa rappresentarvi: dal biglietto da visita ad una campagna vera e propria, che possano però toccare gli animi delle persone, emozionare e generare delle reazioni.
Mi piace raccontare di quello che c'è nel bicchiere, della sua forma, del materiale di cui è costituito del modo in cui è stato progettato e prodotto, piuttosto che dover convincere sempre qualcuno che il bicchiere è mezzo pieno. Mi piace raccontare.

Danilo Crotti